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Movimento Internazionale Madí Italia
Írta: Salvador Presta
L’arte costituisce il testamento di un’ epoca. Questa é un’ asserzione di Fred Prieberg veramante appropriata per sostenere il primato dell’apporto Madí all’arte contemporanea. Mentre molti sono condizionati dalla moda e rinunciano a dipingere, l’artista Madí Continua a farlo con inventiva e solida impostazione razionalistica di mestiere e qualitá; perció, nell’insieme, il suo stile segna per sempre le seconda parte del XX. secolo.
Il nucleo centrale di Madí era ed é la poligonalitá e il movimento reale in un’opera artistica, nonché la continuazione della pittura nella storia dell’ arte. Il movimento Madí nasce a Buenos Aires (Argentina) nell’anno 1946 a opera di Carmelo Arden Quin e di un gruppo di giovani artisti fra i quali spiccavano Rhod Rothfuss, Gyula Kosice, Martin Blaszko, Salvador Presta ecc. Fu quello un crogiolo intelletuale e artistico da cui emersero, rafforzati, gli elementi nuovi di un ‘ evoluzione pittorica che, a causa della seconda guerra mondiale, era ferma in europa. La parola „Madí „nasce dalle due sillabe di „materialismo dialettico „. „Materialismo”, perché propone una geometria, se vogliamo, marxiana dove l’ oggetto-opera non esprime, non rappresenta, non significa, non é in rapporto con il soggetto, ma é vero in sé; „dialettico” perché descrive in termini empirici lo sviluppo storico del pensiero, ricollegandosi alla triade hegeliana della tesi, dell’ antitesi e della sintesi. quest’arte fu allora, come pochi sanno, per la sua inventiva e originalitá, quasi come una rivoluzione copernicana nella creazione artistica.
Madí si é distinta per la sua poligonalitá, per il ludico, per il double face, per il piano di rotazione – curvo, concavo, convesso ecc. – per l’uso di materiali nuovi, anche nella scultura (plexiglas, fili di nylon, calamite, acqua ecc.). Ma sopratutto per aver anticipato nel mondo il movimento reale in un ‘opera d’arte (esisteva solo un progetto di Duchamp del 1920 e un altro di Moholy-Nagy del ’34). Perció si dovrebbe dichiarare che la pittura d’avanguardia, nata dopo il decennio 1940-50, é debitrice e continuatrice dell’impulso precursore dell’arte Madí.
Questo fatto, mai menzionato né riconosciuto dalla critica, si nota adesso grazie al suo grande successo nell’ambito internazionale: eseguono opere Madí artisti in Argentina, Uruguay, Stati uniti, Francia, Spagna, Italia, Giappone, Belgio, Ungheria (tutti espositori della mostra al Museo Reina Sofía di Madrid (. Da quando nel 1948 Arden Quin si recó a arigi dando impulso all’arte Madí internazionale con la realizzazione di numerose mostre e fondando con Roitman, nel 1951, il Centre de Recherches et d’Etudes Madistes, le esperienze visuali e le ricerche di quest’arte nuova hanno influenzato sottilmente tutta l’arte contemporanea. Una prova evidente riguarda la nascita in europa negli anni 1957-60 delle Nuove-Tendenze, che adottano il movimento reale dell’opera, anticipato indiscutibilmente da Madí.
Riguardo all’arte Madí in Italia ho pertacipato alla sua prima mostra a Firenze nel 1955 come unico italiano. Dopo l’esposizione di Firenze e il mio ritorno in Italia (1965), dopo numerosissime personali, stanco di lavorare da solo, nel 1984 ho fondato a Genova il gruppo Madí italiano, cui parteciparono Contemorra, Esposto e Loi. Con essi realizzammo le mostre presso la Galleria D’Alesssandro a Torino, il Salotto di Como, Sincron di Brescia, nonché la Galerie de la Salle di Saint-Paul-de-Vence e l’Espace Donguy di Parigi.
Ma l’ambiente artistico genovese (soprattutto le gallerie) non si adeguava con facilitá alle nuove idee di 0uesto movimento che fu, invece, accolto favorevolmente dalla Galleria Arte Struktúra di Milano grazie alla perspicacia, all’ intraprendenza, all’operositá della sua direttrice Anna Canali. Con lei e on gli artisti Reale F. Frangi, Rino Sernaglia, Elena Fia Fozzer, abbiamo rifondato importantissime mostre di successo presso la galleria e in altre prestigiose sedi italiane, tra cui: Comune di Livorno; sala dei Templari e Galleria Il Punto, Molfetta; Forum Art Museum, Montese; Villa Casati, Cologno Monzese; Palazzo Cisternino dei Poccianti, Livorno; Villa Campolieto, Ercolano; Galleria L’Approdo, Avellino; Galleria Radice, Lissone. All’estero, con tutti i ricercatori italiani e grazie alla capacitá organizziativa di Anna Canali, abbiamo potuto effettuare diverse e importantissime esposizioni come quelle presso il Musée André Breton (Caberet, Francia), la Galerie Dorval (Parigi), il Centro Exposiciones y Congresos Ibercaja (Saragozza, Spagna), il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía (Madrid, Spagna) ecc.
Come si puó constatare, in questi anni la Galleria Arte Struktúra, attraverso la sua direttrice, ha dato grandissimo impulso all’arte Madí, la quale mediante i suoi artisti fornisce un insieme di risposte, ognuna diversa ma in tutti i casi globale, alla domanda sempre presente: come fare l’arte pittorica dell’avvenire? Abituati in questa seconda metá del secolo a vedere, per scopi economici, la nascita e subitanea morte di tanti „ismi”, a molti puó sembrare incredibile che l’arte Madí si mantenga permanentemente viva, fertile, esuberante e creativa. Questo avviene per il suo isolamento dalla rete pubblicitaria nel corso di tutta la storia e per la sua estraneitá al sistema consumisticoe commerciale dell’arte. Solo pochissimi collezionisti illuminati possiedono opere Madí.
Come ho giá ribadito in altre occasioni, il periodo d’oro dell’arte Madí non é dietro di noi, ma si trova nella continuazione libera e innovativa della pittura poligonale ludica e razionale.
Queste possibilitá di proseguire a livello internazionale immaginando creativamente il futuro si possono riscontrare in tutti gli artisti Madí, come, ad esempio, nei francesi F. Decq e J. Froment, nel venezuelano O. Herrera, nell’ungherese E.M. Bányász e in tanti altri. Ció é valido specialmente per gli operatori italiani. Ne sono conferma alcune interessanti innovazioni, come quelle „plastico-visive” in legno di Cecere, le „strutture-colore-spazio” di Pinna, le „forme-colore-mobili” di Nicolato, le ricerche percettive di Giuli e le „costruzioni plastiche penetrabili” di Frangi. Questa é la nascita pittorica, insita nella volontá innovatrice sempre tipica dell’ arte Madí; lo dimostrano anche le originali „strutture pittorico-luce” di Sernaglia, le sperimentazioni poligonali dipinte di Minoretti, nonché la indagini cromatiche e i cubi sospesi realizzati dal sottoscritto.
Nell’arte Madí risalta la grande capacitá creativa della donna, come si osserva nelle opere „poliedri-ludici” di Hilda Reich e particolarmente nei lavori mobili di Elena Fia Fozzer, nonché nelle sculture in legno dal ritmo melodico-compositivo di Marta Pilone.
Con molta vitalitá attraverso gli anni, Madí continua ancora oggi la sua trasformazione all’interno del processo operativo, non solo con il quadro poligonale-ludico, caratteristico del suo inizio, ma anche con la poetica del movimento e le fantasie „costruttivo-acquatiche” di Renato Milo, con le opere estrose dell’architetto Mascia, con il superamento dello spazio „negativo-positivo” di Luggi, con le suggestioni spaziali di pitture su piani di Perrottelli e infine con la dinamicitá stimolata dai multistrati di Zangara.
Occorre finalmente riconoscere che, come ha scritto Vittorio Fagone, il movimento Madí in Italia, fin dalla prima esposizione di Firenze, per le sue anticipazioni, le invenzioni e la libertá adottate dai suoi esponenti nel comporre le opere, „non é forse ancora noto sul piano internazionale come meriterebbe”.
(MADI art periodical No3)