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Caserta, 1998
Írta: Giorgio Agnisola
Non solo la geometria possiede un equilibrio esterno, comunica la compiutezza visiva e formale di uno spazio concepito intermini metrici, ossia misurabile, codificabile e decodificabile: possiede altresi un equilibrio interno, puó essere cioé la rappresentazione di una natura nascosta della realtá, eppure avvertibile, intuibile, di un luogo, ad esempio, in cui astrazione e dinamismo si confrontano, registrano l’essenza profonda della vita.
Il Movimento Madi sembra attingere la sua complessa estetica da una ricerca di geometrie interiori dall’essere e del sentire, seppure espressa nella oggettualitá di una forma rigorosa e dinamica: esperienza estetica piú percettiva ed emotiva e sensibile di quella propriamente strutturalistica, che ricercava piuttosto, simbolicamente e razionalmente-ma anche liricamente- l’equilibrio estremo, la riduzione, potrebbe dirsi, della realtá fisica e spirituale a puro e assoluto segno matematico, a sintesi conclusiva della spazio.
Madi interpreta la vita e l’arte con una logica che per certi versi potrebbe definirsi opposta e complementare. Opposta perché le stesse forme evocate dagli artsti come alfabeto dell’immagine sono l’espressione non giá di un definitivo ed esemplare equilibrio, di una dimensione assolutamente astratta, di una tensione simbolica e metaforica in cui si interpreta in modo univoco l’equilibrio del mondo, bensi di una dimensione dell’arte colta nella vibratilitá interna delle cose, nella stessa cangiante essenza della veritá fisica (torna persino la lezione degli impressionisti), ma anche metafisica, che intuisce nel dinamismo che regge l’universo.
Opposta perché alla ricerca matematica dell’astrazione costruttivista, alla lettura di uno spazio perfettamente in equilibrio o pensato come tale, si oppone la luciditá della ricerca. Alla veritá, alla interpretazione di quell’interno movimento della vita si accede con il gioco, ossia con una manipolazione creativa, intuitiva, seppure lucida, meditata, articolata, progettata. Materialitá o spiritualitá dell’arte, in sintesi? La logica di Madi sembra essere una riduzione comunque granulare dello soazio, una architettura comunque razionale, ma non necessariamente materiale. Anzi l’equilibrio della visione cercato in ció che risulta eccentrico, il disequilibrio evocato per consentire ?altro? equilibrio, piú profondo, piú realmente legato al mistero della conoscenza, sembra possedere una spiritualitá intrinseca, sembra essere una lettura della realtá che sfugge alle pure progettazioni, che pur manipolando il razionale, lo fa per attingere a zone piú recondite dell’esistenza storica e presente. La singolare attualitá di madi – un’attualitá che estrapolando potrebbe addirittura essere emblematica di un comportamento sociale e civile, insieme libero e mentale – risiede nel tentativo forse inconscio di legare razionalitá e irrazionalitá, piú esattament intuizione e logica. La vasta diffusione in tutto il mondo del movimento che ha origine latino-americana (che in questa ottica si interpreta e si riconosce la sua stessa particolarissima sensibilitá estetica) testimonia il fascino di una ricerca che dura da oltre mezzo secolo, che si lega al mercato, pur distaccandosene culturalmente, che é pienamente inserita nella sensibilitá contemporanea pur esprimendo tendenzialmente, si direbbe intrinsicamente una eccentricitá, un desiderio di superare la soglia del giá acquisito ed esplorare il possibile, l’imprevedibile. Per questo Madi ha del romantico, del gotico nella sua estetica.
La forma assume la libera dimensione di un intrinseco valore, quello piú intimo, che gli deriva non giá dalla sua percezione conclusa dello spazio, ma dal suo essere nel mondo, dal suo partecipare alla vita.
La mostra a Villa Campolieto si annuncia dunque come un’ occasione di grande interesse e di grande prestigio. Per un verso ripropone intera la problematica dell’astrazione, esemplificata da testimonianze di rilievo della ricerca di oggi, per l’altro testimonia di una sperimentazione che al valico del secondo millenio, anche al di la del confine visivo, apre ad un possibile futuro della societá e dell’arte.
(MADI art periodical No3)