Assaggio – Mostra ?Mobil MADI Múzeum?

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Assaggio – Mostra ?Mobil MADI Múzeum?

Írta: Zsuzsa Ordasi

13 gennaio 2005, József Attila Művészeti Centrum, Budapest, in occasione del centenario della nascita del poeta ungherese József Attila (1905-1937)

Il titolo di questa mostra ? ?Mobil MADI Múzeum?. A proposito della parola museo automaticamente si pensa anche a un edificio: il museo conserva le opere d?arte nel suo edificio, ci presenta la sua collezione oppure ci allestisce delle mostre con opere selezionate della sua collezione. Invece, il ?Mobil MADI Múzeum? ? un?istituzione senza edificio, ? una fondazione, realizzata nel 1995, che possiede quelle opere di cui oggi possiamo avere un assaggio selezionato dal critico d?arte Zsuzsa Dárdai e dall?artista János Saxon Szász, fondatori e curatori di questa formazione. Il ?Mobil MADI Múzeum? ungherese ? la pi? grande raccolta nel mondo dei lavori MADI con una collezione internazionale di 200 opere di 100 artisti di 15 paesi: queste sono opere dipinte o scolpite ma soprattutto opere realizzate rifiutando i confini tra i diversi generi dell?arte. La collezione comprende, inoltre, 100 opere di grafica. Il materiale del museo ? in continuo aumento, ci? ? dovuto al lavoro di Zsuzsa Dárdai e János Saxon-Szász che si dedicano con tanto entusiasmo e con tanta devozione alla cura, alla conservazione e alla presentazione della collezione sia in Ungheria sia all?estero.

Gianfranco NICOLATO (I) objektje


La coppia di critico d?arte e di artista, Dárdai – Saxon-Szász, fin dall?inizio degli anni 1990, ha un ruolo determinante per tenere insieme il gruppo composto di artisti di varie nazionalit?, inoltre, grazie a loro, il gruppo oggi gode di un grande prestigio tra gli artisti e anche nella critica d?arte; gli artisti ci tengono ad essere presenti con qualche opera in questa collezione rilevante, varia e multiforme. Solo nell?anno appena passato (2004) sono stati inseriti nella raccolta ben 17 lavori nuovi. Per gli artisti MADI essere presente nella collezione ? importante vista la sua completezza sia per i suoi aspetti storici sia per quelli di carattere internazionale perché essa ? capace di rappresentare gli obiettivi collettivi di base del movimento MADI e, nello stesso tempo, anche l?arte individuale dei singoli suoi artisti.

La fondazione MADI pubblica, ormai con una certa regolarit?, la rivista MADI in cui numeri, preparati con grande cura, in formato speciale e in diverse lingue, appaiono saggi di carattere storico, articoli su singoli artisti e interviste, molte riproduzioni delle opere rilevanti, tutti per presentare in modo adatto l?attivit? del gruppo.

Il movimento MADI ? un capitolo importante nell?arte della seconda met? del secolo 20, pure penso che non ? inutile rivelare il significato vero della parola a mosaico, basata sulla cultura latina universale quindi comprensibile in tutte le lingue, che indica le intenzioni e le idee guida del gruppo. Movement-Abstraction-Dimension-Invention, cio? Movimento-Astrazione-Dimensione-Invenzione. Si tratta di idee formulate sulla scia dei risultati delle ricerche artistiche della prima met? del?900, basate sulle esperienze delle tendenze delle avanguardie storiche come il fauvismo, cubismo, futurismo, dadaismo e costruttivismo. Il gruppo – fin dall?inizio – internazionale venne fondato da Carmelo Arden Quin, l?artista ormai di 91 anni originario di Uruguai che organizz? la prima mostra, con l?aiuto di Lucio Fontana, ancora nel 1946 a Buenos Aires poi nel 1948 a Parigi e gi? allora egli formul? il primo manifesto di MADI: in quello primo, del 1946, venne sottolineata la rinuncia a qualsiasi rappresentazione e significato, in quello secondo, nel 1948, invece egli punt? sull?importanza del movimento. Ci? significa l?inserimento, del tempo geometrico, con l?aiuto del movimento delle forme geometriche, nei piani di tempo. Il coplanal, la manipolazione e nello stesso tempo anche cooperazione dei piani, ? l?idea di far muovere i piani nello spazio. In questo modo le forme e i piani non vengono pi? chiusi sulle superfici piane contornate dal quadrato. Le superfici escono dalle cornici quadrate predefinite, le stesse forme delle opere costituiscono le cornici e il formato che, proprio attraverso l?introduzione del movimento, spesso diventano mobili.

Anche a questa stessa mostra incontriamo opere in cui prevale il movimento: lo si nota in modo evidente nel caso delle sculture mobili come per esempio l?opera di György Galgóczy. Anche lo spettatore pu? partecipare nell?operazione per cambiare le forme dell?opera come per esempio nell?opera dell?italiano Gianfranco Nicolato in cui praticamente c?? la possibilit? infinita di giocare con le forme. La stessa mobilit? caratterizza anche i lavori, questa volta riportanti pi? rigore nella formazione, dei due artisti slovacchi, Viktor Hulík e Marian Drugda. Hulík opera con quadrati, Drugda mette insieme pi? formazioni geometriche che elabora in diverse varianti. Queste opere concentrano in un?unit? la serie che scopriamo variando le innumerevoli combinazioni delle forme. Per gli artisti MADI ? importante il gioco: la creazione dell?opera deve essere un piacere per l?autore e anche per lo spettatore che, con lo spostamento dei singoli elementi, pu? entrare nel processo creativo dell?opera. Ovviamente, ci sono artisti che concepiscono il movimento in modo differente: Saverio Cecere risolve lui stesso il problema dell?apertura dello spazio in tutte le direzioni possibili, István Haász apre lo spazio in modo molto cauto uscendo finemente dalla superficie tradizionalmente piana della pittura. Altri lavori invece, come la composizione giallo-bianca, la parte centrale della serie ?Strutture meditative? di János Saxon-Szász , o l?opera di Bolívar, di tonalit? oscura ma di effetto allegro che mette insieme diversi elementi quadrati, o i quadrati neri del francese Claude Pasquer che si collegano attraverso le grandi superfici omogenee provocano stupore nello spettatore vedendo un dinamismo regolare. Altri artisti invece, come Éva Bányász, Piergiorgio Zangara, giusto per menzionare solo alcuni espositori a questa mostra, mettono in risalto la poligonalit? con cui essi rievocano la tradizione e il ricordo delle costruzioni spaziali di László Péri e delle ?architetture di quadro? di Lajos Kassák. In questi lavori appaiono non solo forme tri- o quadrangolari ma gli elementi poligonali formano una nuova costruzione in cui le strutture poligonali si relazionano in modo dinamico.

Cajsta HOMSTRAND (S) objektje


Il MADI ? un gruppo internazionale degli artisti. I membri vengono da tutte le parti del mondo dall?America Latina attraverso l?Europa fino al Giappone. Ci? implica anche un non omogeneo pensiero dell?arte dato che ognuno di loro ha il suo bagaglio personale determinato anche dalle radici e dalle tradizioni dell?ambiente originario: nel caso degli ungheresi, per esempio, si nota un collegamento pi? stretto alle tradizioni del costruttivismo, gli italiani conoscono bene il futurismo, il movimento proposto dal futurismo quindi nelle loro opere sembrano dominanti gli elementi del movimento, del dinamismo, i francesi invece sembrano pi? legati alla loro cultura artistica razionalistica. Ma non ? meno importante nemmeno il carattere individuale, l?interesse, le abilit? artistiche e l?ars poetica nonché il linguaggio d?espressione personali del singolo artista. Il grande vecchio, il fondatore del movimento ancora nel lontano 1946, l?artista tuttora attivo e anche teorico del MADI, Carmelo Arden Quin costituisce una sicura base e un punto di riferimento decisivo per tutti i membri del gruppo: egli non soltanto formul? la teoria e le idee ma esige da sempre, per sé e per tutti i membri del gruppo, un?apertura verso le manifestazioni artistiche e non, chiede a se stesso e a tutti gli altri di esprimersi in modo individuale componendo un linguaggio personale. Egli stesso ? il massimo esempio per tutti gli artisti delle varie generazioni del gruppo come lo testimonia la sua stessa opera emblematica, espressione perfetta dei principi del movimento, vero tesoro nella collezione del ?Mobil MADI Múzeum? esposta anche a questa presente mostra.

(MADI art periodical No7)